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La via dei simboli

di Antonino Saggio

"Alcune opere dell'architettura recente impongono una riflessione." 
Questa frase sintetizza perfettamente il percorso che, dal dopoguerra a oggi, ha visto l'architettura evolvere in una costante ricerca di nuovi significati, senza mai perdere di vista le sue radici storiche.
Il legame tra Jørn Utzon e Frank Gehry è un esempio emblematico di come l'architettura possa non solo rappresentare lo spirito del proprio tempo, ma anche essere un simbolo capace di trascendere i confini della sua funzione materiale.
Il Guggenheim di Bilbao, completato da Gehry nel 1997, è stato spesso paragonato alla Sydney Opera House di Utzon per il suo impatto iconico e per la sua capacità di trasformare il contesto urbano e culturale in cui si inserisce. Entrambe le opere non sono semplici edifici, ma monumenti contemporanei che riescono a parlare alle collettività, ispirando una riflessione sull'identità del luogo e sulla relazione tra uomo e ambiente.
Utzon, grazie alla sua visione, ha sfidato le convenzioni architettoniche del movimento moderno, che spesso rifiutava i simboli e le monumentalità legate al potere. La Sydney Opera House rappresenta, invece, un nuovo tipo di monumentalità: non più associata a regimi dittatoriali, ma a una collettività che si riconosce in un'opera d'arte. Gehry riprende questo concetto, inserendo il Guggenheim in un'area industriale abbandonata e trasformandolo in un punto di rinascita per la città di Bilbao.
Questa nuova monumentalità non è più quella rigida e formale di un tempo, ma è fluida e dinamica, capace di rispondere ai bisogni di una società in cambiamento. Gehry, ispirato dall'espressionismo di Scharoun e dal funzionalismo di Aalto, riesce a creare spazi che non solo funzionano, ma che evocano emozioni e stimolano la partecipazione attiva dei cittadini. Il Guggenheim diventa un luogo in cui l'arte, l'architettura e la città si fondono in un'esperienza unica, proprio come accadeva nelle cattedrali gotiche che strutturavano la vita urbana del Medioevo.
Questa tendenza a creare architetture "simbolo" si inserisce perfettamente nell'epoca dell'informazione, dove i messaggi devono essere non solo funzionali, ma anche emotivi e metaforici. Edifici come il Museo della Scienza di Piano ad Amsterdam o il Museo Ebraico di Libeskind a Berlino sono esempi di come l'architettura contemporanea stia abbracciando questa nuova dimensione simbolica. In questo senso, Utzon e Gehry hanno aperto la strada a un'architettura che non si limita a soddisfare i bisogni pratici, ma che si fa portatrice di significati collettivi e universali.
L'eredità di Utzon e Gehry ci invita quindi a riflettere su come l'architettura possa continuare a essere un mezzo potente di espressione culturale, capace di parlare non solo alla nostra razionalità, ma anche al nostro spirito e alle nostre emozioni.

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