L4: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura. L'esempio della nozione di paesaggio e della Corda
Paesaggio
Cos’è davvero il paesaggio?
È una semplice descrizione di ciò che ci circonda o è piuttosto un modo per determinare e dare senso alle nozioni che definiamo realtà?
Quando parliamo di paesaggio, in fondo, ci riferiamo a un'interpretazione. Non è solo un pezzo di natura o un ambiente costruito dall'uomo: è
"una rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo."
Il paesaggio, quindi, non è sempre esistito. La sua vera epifania si verifica negli affreschi dei fratelli Lorenzetti nella Sala dei Nove a Siena. Con quelle pitture, si può dire che il paesaggio sia stato inventato, e non solo come uno sfondo pittorico, ma come un valore di comunità. Diventa un simbolo di ordine, benessere e armonia tra l’uomo e la natura. Da quel momento in poi, il paesaggio è un equilibrio tra fenomeni antropici (creati dall'uomo) e fenomeni naturali, uniti insieme in una narrazione estetica che definisce uno specifico pezzo di mondo.
Prendiamo Mondrian, ad esempio. Con la sua astrazione, dipinge il concetto di paesaggio dell’era industriale. Le sue linee geometriche rappresentano un’interpretazione del paesaggio che non è più solo naturale, ma fortemente influenzato dalle strutture create dall'uomo. Questo riflette come il concetto di paesaggio sia sempre in continua evoluzione, legato al cambiamento della società e alle visioni del mondo condivise collettivamente.
Paesaggio mentale
Ma cosa succede quando passiamo a un paesaggio mentale? Si tratta di qualcosa di diverso, un tentativo di creare uno spazio operativo dove si sperimentano e si testano strumenti, idee e potenzialità, prima che questi si concretizzino in un nuovo paesaggio fisico.
Il paesaggio mentale è dunque uno stadio in evoluzione. È il preludio a ciò che potrebbe diventare il prossimo paesaggio fisico o culturale. E se pensiamo a quanti tipi di paesaggi esistono, l'inglese ci offre una chiave interessante con l'uso del suffisso "-scape", che indica una scena o una rappresentazione: landscape, urbanscape, moonscape... e persino netscape, un "paesaggio" informatico. Tutti questi sono il frutto di paesaggi mentali che prima non esistevano: da quello geometrico e senza calcolo dei Romani, a quello prospettico rinascimentale, fino al paesaggio astratto e analitico dell'era moderna.
Ma cosa caratterizza un paesaggio mentale informatico?
Il paesaggio mentale è dunque uno stadio in evoluzione. È il preludio a ciò che potrebbe diventare il prossimo paesaggio fisico o culturale. E se pensiamo a quanti tipi di paesaggi esistono, l'inglese ci offre una chiave interessante con l'uso del suffisso "-scape", che indica una scena o una rappresentazione: landscape, urbanscape, moonscape... e persino netscape, un "paesaggio" informatico. Tutti questi sono il frutto di paesaggi mentali che prima non esistevano: da quello geometrico e senza calcolo dei Romani, a quello prospettico rinascimentale, fino al paesaggio astratto e analitico dell'era moderna.
Ma cosa caratterizza un paesaggio mentale informatico?
La rivoluzione informatica ha portato alla nascita di nuovi "paesaggi", come suggerito dal duo Diller e Scofidio con la loro opera Blur. Non parliamo più solo di paesaggi naturali o industriali: ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo e indefinito, un paesaggio mentale in evoluzione.
Oggi il concetto di paesaggio è più aperto e fluido che mai. Non si tratta solo di ciò che vediamo con i nostri occhi, ma anche di ciò che percepiamo e costruiamo mentalmente. Un paesaggio non è solo uno spazio fisico, ma anche uno spazio di idee, emozioni e significati condivisi, che si adattano e cambiano con l’evolversi delle nostre esperienze e tecnologie.
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